Marasciuli
Marasciuoli, Maraiole, Marasciule, Mariuoli, A rapodde, Cemescazziette, Cime de ciucce, Ruchetta violacea.
- Descrizione sintetica del prodotto
- Processo produttivo
- Storie e tradizione
- Tipologia di commercializzazione
- Iniziative di promozione
Con il termine “Marasciuolo” viene indicata la ruchetta violacea (Diplotaxis erucoides (L.) DC.) (sin. Sinapis erucoides L.). Appartiene alla famiglia delle Cruciferae (= Brassicaceae). Il nome del genere trae origine dal greco “diplos” = doppio e “taxis” = fila, per la disposizione dei semi nella siliqua in due file. Il nome specifico si riferisce alla somiglianza con le piante del genere Eruca.
Pianta erbacea annuale, alta 20-60 cm, con fusto verde, ramificato e provvisto di numerose foglie ovali allungate, che possono raggiungere i 15 cm di lunghezza, e radice fittonante.
I fiori, ermafroditi, contraddistinti da 4 petali bianchi (foto) con venature violacee, sono raccolti in infiorescenze a racemo, all’apice dello stelo fiorale in numero di 4 o 5, generalmente tutto il fiore diventa violetto alla fine dell’antesi.
Questa fa parte della flora spontanea e a seconda del periodo si possono raccogliere le piante giovani quando gli internodi non sono ancora allungati o in periodi successivi si raccolgono i boccioli fiorali comprensivi delle foglie più prossime e tenere.
Nel Sud Italia, D. erucoides è largamente presente in tutte le zone e in particolare lungo le coste, ma è più rara nelle zone interne e al di sopra dei 400 m sul livello del mare, anche se esistono alcune eccezioni.
La ruchetta selvatica è presente in Italia da lunghissimo tempo. È stata segnalata per la prima volta da Petrollini e Cibo (1550). Nel territorio di Barletta (BAT) la ruchetta selvatica viene chiamata ruca, come attesta Bruni (1857). Nel monastero di S. Agnese a Trani (BAT) alcuni documenti del 1790 riportano che la ruca veniva consumata; tradizionalmente la si raccoglieva ai margini dei campi, tra le mura in rovina, nei pressi di edifici abbandonati e al riparo dal calpestio e dagli animali.
Le prime testimonianze sono state riportate da Bruni (1857)
Della Martora (1846) nel testo “La Capitanata e le sue industrie sommariamente descritte riporta il Marasciulo tra le “Erbe selvagge mangerecce” (fig. 1).
Nel libro “Puglia dalla terra alla tavola” (AA.VV., 1990) sono riportate diverse ricette a base di “Marasciuoli/e” per diversi comuni pugliesi (fig. 2, 3, 4).
Nel capitolo "Con gli ortaggi e le erbe spontanee" all'interno del libro “La cucina pugliese in oltre 400 ricette” (Sada, 1994), nell'elenco delle specie spontanee utilizzate nella cucina pugliese, viene riportata la Senape selvatica (Sinapis erucoides): marascìuole (Capitanata), apudde (Barese e Tarantino), cramasciùlu (Salento).
- Progetto regionale “Biodiversità delle specie orticole della Puglia” - BiodiverSO (PSR Puglia 2007-2013 - Misura 214/4 sub-azione “Progetti integrati per la biodiversità)”;
- Alle radici del ‘marasciuolo’, erba spontanea della daunia riscoperta da Peppe Zullo (Danielli, 2013).