Nespolo invernale
Nespola comune, Nespola invernale, Nespola germanica (Mespilus Germanica L.), Nespl (dialetto barese), Meddhe (dialetto salentino)
Piccolo albero che raggiunge al massimo i cinque metri di altezza, ma solitamente ha uno sviluppo ben più modesto.
Il portamento è irregolare, con una certa tendenza dei rami a ricadere nei soggetti invecchiati. Nei soggetti selvatici i giovani rami possono essere spinosi. La corteccia dei rami da marrone scuro diventa chiara e poi, sul tronco, grigia. Le foglie, grandi, hanno margine intero e sono dentellate solo all’apice. Hanno forma ovale, picciolo molto corto e sono più frequenti nella parte distale dei rami. Inizialmente opache per la presenza di peluria che poi resta solo sulla pagina inferiore, divengono in autunno di uno splendido colore ramato. I fiori, a maggio, si aprono al vertice dei rametti fruttiferi, sono grandi e isolati, di colore bianco con cinque petali e portano entrambi i sessi.
Pianta autofertile, il Nespolo ha un’elevata percentuale di allegagione. Il frutto, la nespola, è un falso frutto, dato dall’ingrossamento del ricettacolo attorno ai frutti veri e propri. Di forma riconoscibilissima, tondeggiante ha un diametro di 2-3 centimetri, con un’ampia depressione apicale coronata da residui di calice, un corto peduncolo e una resistente buccia che per grana, colore e consistenza ricorda il cuoio. I semi sono cinque, duri e legnosi.
Il prodotto non necessita di una metodica di lavorazione particolare. La raccolta comincia di solito tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre. Bisogna staccarle dall’albero quando sono ancora acerbe e poi metterle a riposare coperte. Si dice che le nespole vanno lasciate “ammezzire” sotto la paglia. Dopo circa duo o tre settimane la loro consistenza si fa via via meno dura. Il gusto, da asprigno e astringente diventa più dolce grazie alla concentrazione degli zuccheri. Grazie a questa usanza è nato un proverbio: «Con il tempo e con la paglia maturano le nespole».
Le nespole ci insegnano quindi la pazienza, l’arte di saper aspettare ma anche la consapevolezza che anche al termine dell’estate è possibile consumare ottimi frutti.
Il frutto era già conosciuto al tempo dei greci antichi sul nostro territorio. Veniva chiamato méspilon ed era un frutto consacrato al dio greco Crono e al dio latino Saturno perché era considerato un’arma di difesa contro le energie negative degli stregoni. Anticamente i medici credevano che avesse il potere di regolare i flussi intestinali e questa utilizzazione riprese all’inizio del secolo scorso con una sperimentazione a livello ospedaliero da parte di un medico francese, che ottenne buoni risultati. Il frutto viene poi citato in testi e trattati di agricoltura e botanica del diciannovesimo secolo come frutto tipico del Territorio.
Agli inizi del secolo scorso si devono invece alcuni detti su questo frutto facenti parte della tradizione salentina: “Thre suntu le cose ca ti nnudacanu lu core: le meddhe, li cutugni e le male parole” (traduzione: tre sono le cose che lasciano il cuore senza respiro: le nespole, i cotogni e le cattive parole). Altro detto è il seguente: “Con il tempo e con la paglia maturano le nespole” che si riferisce al processo di ammezzimento al quale i frutti del Nespolo comune sono sottoposti. Inoltre, l’accoglienza rurale che da più di un decennio caratterizza il territorio pugliese ha riportato in auge il frutto e le preparazioni ad esso riconducibili.
Aspetti nutrizionali
- zuccheri 6.1 g.