Pecora alla rizzola

Pechr alla rezzàule; Pecora in pignata; Pècher a la quartòir

Pietanza a base di carne di pecora di razza altamurana e di erbe spontanee della tradizione murgiana.

Si presenta come una sorta di spezzatino o stracotto di carne, guarnito e condito con verdure selvatiche, il tutto immerso nel brodo prodotto durante la lunga cottura. Solitamente si commercializza nelle caratteristiche anfore (“rizzola”: anfora di terracotta) di circa 10 Kg di capienza, oppure, viene servito presso agriturismi, sagre e macellerie con attività di ristorazione. Viene presentata in singole porzioni.

La pecora alla rizzola è una preparazione le cui origini si perdono nel tempo e si intrecciano con le tradizioni e le materie prime offerte dall’Alta Murgia, territorio nel quale ne è diffusa la preparazione. Tradizionalmente questa piatto era presentato sulle tavole di altamurani e gravinesi a fine estate, ovvero alla fine dei lavori di trebbiatura. Nel periodo estivo, infatti, le pecore al pascolo si nutrivano principalmente dei residui colturali del grano (la “ristoppia”) ed erbe spontanee; tale alimentazione conferiva alla carne di pecora un sapore particolare, attenuando gli sgradevoli odori provocati dalla cottura di questo tipo di carne, normalmente molto grassa. Per la preparazione sono macellati animali a fine carriera o animali di 2/3 anni che non hanno ancora partorito (la “ciavarr”); anticamente, invece, la pecora veniva cucinata dai massari o dai pastori solo quando veniva trovata morta (“pecra murtizz”) per cause accidentali, evento che spesso accadeva a causa dell’ostruzione delle vie respiratorie degli animali dovuta alle reste delle spighe rimaste a terra dopo la mietitura (“mort alla spig”).

Aspetti nutrizionali

Valore energetico: 231 kcal
Valori in grammi (g) per 100 g di parte edibile

Foto gallery

Bibliografia