Portulaca

Portulaca, procaccia, porcacchia, sportellaccia, andraca, erba dei porci, erba grassa, erba vetro, perchiàzze, spurchiazza, purchiazze, prechiazz, precchiacche, ‘mbrucacchia, brucacchiu, chiappareine.

La portulaca (Portulaca oleracea L.) è una pianta spontanea della famiglia delle Portulacaceae molto comune in orti e campi, dove è considerata un’infestante. Ha foglie e fusti carnosi e succulenti, tanto da sembrare una pianta grassa, portamento strisciante e molto ramificata, il colore è verde o rossastro. 

In Puglia sin dall’antichità viene raccolta e si utilizzano germogli e foglie carnosi e dal sapore acidulo e salato, simile a quello degli spinaci freschi. Viene consumate cruda in insalate alle quali conferisce sapidità e freschezza, e cotta per preparare minestre saporite. La portulaca è conosciuta per le sue proprietà benefiche, in passato era utilizzata come erba officinale date le sue proprietà depurative, dissetanti e diuretiche e anti-diabetiche; è un’ottima fonte di acidi grassi omega-3, beta-carotene e vitamina C, e contiene minerali come magnesio, manganese, potassio, ferro e calcio.


La raccolta delle piante spontanee viene eseguita a mano con un coltello. Vengono selezionate le piante con foglie più carnose che poi vengono mondate e lavate ripetutamente per eliminare i residui terrosi.

Una prima testimonianza dell’uso della portulaca in Puglia ce la dà il grande cuoco Vincenzo Corrado di Oria (Br), nel libro “Del cibo pitagorico, ovvero erbaceo” (1781). 

Un’altra testimonianza è quella di Lo Re in “Capitanata Triste” (1902): «Porcellana (scient. Portulaca oleracea, dial. Chiappareine) Tutto dee servire o per la famiglia – pane, combustibile, minestra – o per cavarne qualche po’ di denaro vendendo il supero su la piazza o per le vie».

Del Lungo (1942) la riporta tra i “40 ortaggi poco noti” (fig. 1, 2).

Una descrizione della portulaca e dei suoi usi è riportata nel “Vocabolario botanico martinese” (Selvaggi, 1950) alla voce “Purchiazze”: «Porcellana comune o Portulaca (Portulaca oleracea, Portulacee). Comunissima nei campi sterili. Tal volta suol coltivarsi per mangiarla in insalata, per essere questa pianta più o meno carnosa e sapida. È usata come rinfrescante per le vie urinarie e come leggiero purgativo».

Anche Sada nel suo “La cucina della terra di Bari” (1991), a pagina 65-66 cita la portulaca tra le erbe spontanee (fig. 3, 4).


Viene raccolta negli incolti o nei campi coltivati dove rappresenta una temuta infestante. In alcuni casi viene venduta al dettaglio. In altre regioni è possibile trovarla anche nelle misticanze di IV gamma.

  • Progetto regionale “Biodiversità delle specie orticole della Puglia” - BiodiverSO (PSR Puglia 2007-2013 - Misura 214/4 sub-azione “Progetti integrati per la biodiversità”);
  • Portulaca in Fiori del Salento e… anche altrove (Campagna, 2012); 
  • Portulaca, porcacchia, erba porcellana, erba dei porci… insomma lu brucacchiu (Polito, 2012).


Aspetti nutrizionali

Valore energetico: 20 kcal
Valori in grammi (g) per 100 g di parte edibile

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Bibliografia