Uva da tavola
- Descrizione sintetica del prodotto
- Processo produttivo
- Storie e tradizione
- Tipologia di commercializzazione
- Iniziative di promozione
L’uva da tavola coltivata in Puglia appartiene a molteplici varietà sia a bacca bianca che a bacca nera, con o senza semi. Le varietà maggiormente presenti sono:
- a bacca bianca: ‘Italia’, ‘Victoria’, ‘Centennial’, ‘Sublima’;
- a bacca nera: ‘Michele Palieri’, ‘Red Globe’, ‘Black Magic’, ‘Big Perlon’.
L’uva da tavola in Puglia trova condizioni pedo-climatiche ideali per l’ottenimento di un prodotto di elevata qualità, con elevato accumulo di zuccheri e formazione d’aromi, molto apprezzato dai consumatori nazionali ed internazionali.
In Puglia, l’uva da tavola è prodotta con un’unica forma di allevamento tipica della zona e denominata “tendone pugliese”. È previsto, inoltre, l’impianto di irrigazione artificiale che è, quasi sempre, a goccia microportata. In sequenza si eseguono numerose operazioni colturali, della durata complessiva annuale, tra cui: potatura dai tralci dell’anno precedente, sistemazione e legatura dei capi a frutto; allontanamento dei tralci potati; concimazione di fondo invernale con i tre principali macroelementi (azoto, fosforo e potassio); lavorazione del terreno; legatura e sistemazione della nuova vegetazione e delle infiorescenze (futuro grappolo); potatura verde, diradamento dei grappoli, eliminazione foglie poste in vicinanze dei grappoli (allo scopo di mantenere arieggiato il più possibile il frutto e rendere più efficace il trattamento fitosanitario); acinellatura (eliminazione dal grappolo degli acini poco sviluppati nelle prime fasi, denominati in gergo locale “corallini”); pulitura del grappolo, pochi giorni prima della raccolta allo scopo di eliminare dal grappolo gli acini marciti.
La raccolta è eseguita tra luglio e dicembre, a seconda delle strategie di anticipo o posticipo di produzione.
L’uva da tavola comparve in alcune zone della provincia di Bari all’incirca negli anni ’60, dando il via ad una vera e propria rivoluzione agricola; si passò da colture come grano, olive e legumi alla coltivazione in molte zone di questo prodotto ad altissima specializzazione. Vitigni per uva da tavola esistevano già (varietà ‘Baresana’ o ‘Imperatore’), ma perlopiù servivano per consumo familiare. Fu con l’introduzione delle varietà ‘Regina’ e ‘Mennavacca’ che iniziò la riorganizzazione delle aziende agricole verso una specializzazione più spinta: si diffuse la forma di allevamento a “tendone” che ha consentito di razionalizzare al massimo le pratiche colturali.
È oggi possibile individuare cinque grandi aree in Puglia dove la coltivazione dell’uva da tavola ha assunto carattere di coltura principale:
- Zona A (Ofantina): comuni di Trinitapoli, San Ferdinando di Puglia e parte dei comuni di Cerignola, Canosa e Minervino;
- Zona B (Ovest barese): comuni di Trani, Bisceglie, Molfetta, Terlizzi, Corato, Ruvo di Puglia e Giovinazzo;
- Zona C (Sud-est barese): comuni di Rutigliano, Mola di Bari, Noicattaro, Triggiano, Capurso, Valenzano, Cellamare, Casamassima, Adelfia, Bitritto, Bitetto, Sannicandro di Bari, Binetto, Conversano, Acquaviva, Turi e Polignano;
- Zona D (Occidente jonica): Ginosa, Castellaneta, Palagianello, Palagiano, Massacra e Taranto;
- Zona E (Tarantina brindisina): Latiano, San Vito dei Normanni, San Michele Talentino, Grottaglie, Brindisi, Mesagne, Carovigno, Francavilla, Cristiano e San Giorgio jonico. Cioè una zona a cavallo dei comuni di Brindisi e Taranto.
- “Sagra dell’uva” a Rutigliano (BA), celebrata in ottobre e giunta alla 57^ edizione nel 2021: https://www.baritoday.it/eventi/57-esima-sagra-uva-rutigliano-2-3-ottobre-2021.html. Sagre simili si svolgono in altri comuni, quali Adelfia (BA), Guagnano (LE), Castellaneta Marina e Grottaglie (TA);
- L’Uva di Puglia è marchio I.G.P. e tutelata da apposito disciplinare di produzione. A tutela di tale marchio, si è costituito anche l’omonimo Consorzio.