Curiosità

Aspraggine volgare: da pianta spontanea a prodotto di II gamma

Aspraggine volgare: da pianta spontanea a prodotto di II gamma

Da sempre la ricchezza botanica della Puglia ha costituito una valida fonte di sostentamento per l’uomo. Soprattutto in tempi di forti ristrettezze economiche, le popolazioni locali hanno saputo cogliere ciò che la natura offriva loro spontaneamente per sopperire alla scarsità di alimenti. 

In questa atavica abilità è racchiuso il significato del termine fitoalimurgia, comparso per la prima volta nel 1767 quando, ad opera del medico e naturalista Giovanni Targioni Tozzetti, venne pubblicato un trattato dal titolo “De alimenti urgentia” – con sottotitolo “Alimurgia” – nel quale si affrontava la possibilità di sopravvivere a carestie, guerre, pestilenze e calamità naturali ricorrendo ai prodotti spontanei della terra.

Al giorno d’oggi non si può più ritenere che sia la necessità economica a tenere in vita il rapporto tra l’uomo e le piante spontanee, poiché pare che essa sia stata finalmente superata. Alcune moderne circostanze, tuttavia, invitano a riflettere sull’importanza della salvaguardia delle tradizioni tramandate e della riscoperta di quelle interrotte.

Dal campo alla tavola, le erbe selvatiche mangerecce rappresentano un prodotto a dir poco esigente se si pensa alla loro iniziale identificazione, poi all’abilità richiesta all’atto della raccolta e, infine, al tempo da destinare alla loro preparazione. Ciascuna di queste fasi è caratterizzata da un incomparabile valore culturale scandito da nomi dialettali, modi di dire, formule proverbiali, preparazioni gastronomiche, utilizzi medicamentosi, particolari immagini e ricorrenze della vita rurale e religiosa. Gli anziani e le donne, i detentori di questo patrimonio, hanno provveduto per secoli a tramandarlo oralmente ai più piccoli finché i cambiamenti non hanno travolto la società moderna e, in modo particolare, le abitudini alimentari. Questo ha comportato la perdita del piacere che si può provare nel procacciarsi il cibo e nel prepararlo, più che nel mangiarlo, con un lento e continuo adattamento all’appiattimento dei sapori.

Il destino che è toccato a me, che delle nuove generazioni sono parte, è stato leggermente diverso. È accaduto quando degli studi di botanica mi hanno rivelato quanta diversità vegetale fosse sempre stata da me inconsapevolmente calpestata. Quelle iniziali conoscenze, assieme alla crescente curiosità che suscitavano, mi hanno finalmente avvicinata all’etnobotanica, la scienza che si occupa proprio dell’utilizzo delle erbe spontanee in un contesto di pratiche e relazioni sociali che porta ad esplorare la dimensione culturale del cibo. 

A questa tendenza, a dire il vero, si assiste oggi su molti versanti di consumo, dove il “nuovo” cittadino-consumatore tende sempre più l’attenzione verso ciò che evoca tradizione, naturalità, memoria, autenticità. Questi elementi si ritrovano tutti, seppure espressi secondo intensità differenti, nei prodotti agroalimentari tradizionali. La stessa 'Aspraggine volgare', tra le altre erbe spontanee, rivela le peculiarità del territorio d’origine se si sofferma lo sguardo sulle sue particolari caratteristiche di forma, consistenza, odore e sapore.

Se questo affascina coloro che si sentono legati al passato da un sentimento nostalgico, certamente più avvincente è scoprire in che maniera tutto ciò possa diventare un’occasione unica per conciliare l’autenticità di un prodotto tradizionale con l’esigenza di proporlo a un mercato più ampio. 

Questa è stata infatti la missione dell’azienda agricola Marzano di San Pietro Vernotico (Brindisi), la quale ha avuto la singolare intuizione di produrre conserve a partire da quattro verdure selvatiche note e apprezzate in Salento, commercializzate come 'aspraggine' al naturale, 'Bietola selvatica', 'Crespino' al naturale e 'Papaveri' al naturale. Ciascuna di queste essenze proviene dai campi incolti e, una volta lessata, condita con acqua, succo di limone, aceto di vino, un po’ di sale e zucchero, è confezionata in buste termosaldate e sigillate di alluminio poliaccoppiato, così come accade per altri prodotti di II gamma, assicurando una lunga e perfetta conservazione fuori dal frigo ad un prodotto finito che sarà subito pronto all’uso. 

Pochi e semplici passaggi fanno conoscere ad un’ampia gamma di utenti l’usanza di cercare piante agresti; il loro consumo, con i corrispondenti benefici, può diventare una sana abitudine alimentare in linea con le circostanze moderne. 

L’esperienza di consumo che l’azienda Marzano ha voluto promuovere attraverso questa innovativa linea di prodotti è unica e assolutamente coinvolgente: le confezioni, ad esempio, riportano il nome dialettale salentino e la descrizione delle piante, ma anche le virtù più note per la salute e l’elenco delle modalità di preparazione più tipiche. Sembra proprio di ritrovare una delle lezioni più preziose che possano trarsi dagli scritti di Luigi Sada, come quelli presi in prestito per comprovare la tradizionalità pugliese della 'Aspraggine volgare'. Sada rappresenta una delle fonti più autorevoli riguardo le tradizioni e i vari aspetti della storia di questa terra. Attraverso la sua opera, egli ha testimoniato che la conoscenza della storia dell’alimentazione costruisce un ponte tra i piaceri del palato e la memoria dell’uomo, aiutandoci a procedere più consapevoli verso il futuro.