Cima di cola
- Descrizione sintetica del prodotto
- Processo produttivo
- Storie e tradizione
- Tipologia di commercializzazione
- Iniziative di promozione
La Cima di cola è una varietà locale del cavolfiore (Brassica oleracea L. var. botrytis).
In Italia, infatti, ci sono numerose varietà locali di cavolfiore, in quanto il nostro Paese è stato, nei secoli, uno dei più importanti centri di differenziazione di questa specie. Tra le antiche varietà con infiorescenza verde è particolarmente rinomata la ‘Cima di Cola’ (fig.1).
La pianta è abbastanza sviluppata, con un diametro di circa 80-85 cm, e le foglie, di colore verde chiaro, possono arrivare anche a 60-70 cm. Il ciclo di coltivazione è autunno – invernale, anche se con alcune selezioni, effettuate in loco, è possibile la raccolta anche in primavera.
L’organo edule è l’infiorescenza: si presenta di forma sub-sferica, con un dimetro variabile fra 15 e 22 cm, di colore verde mela/verde limone, e discreta compattezza (fig.2).
Il peso finale dell’infiorescenza può superare 1 kg.
La parte edule della ‘Cima di Cola’ è più spugnosa delle varietà di cavolfiore presenti sul mercato ed emana un forte odore durante la cottura. Questa varietà è stata inclusa nell’allegato 8 del PSR Puglia 2007-2013 tra le risorse genetiche autoctone regionali a rischio di estinzione.
Le esigenze climatiche sono simili a quelle del cavolfiore tradizionale.
Il materiale di riproduzione è solitamente prodotto in azienda direttamente dall’agricoltore, per selezione. La messa a dimora viene normalmente effettuata mediante il trapianto. In pieno campo si ottengono produzioni variabili da 12 a 17 t/ha.
Tra le prime segnalazioni riportiamo quella di Giulivi (1984).
Varietà locali di cavolfiore sono citate nel libro “Orticoltura” (Bianco e Pimpini, 1990) a pagina 374 (fig. 5), che contiene il seguente capitolo: “Cavolfiore (Brassica oleracea L. var. botrytis)” (Bianco, 1990).
- Progetto regionale “Biodiversità delle specie orticole della Puglia” (PSR Puglia 2007-2013 - Misura 214/4 sub-azione “Progetti integrati per la biodiversità)” – BiodiverSO.